Sul futuro di +Europa: lettera aperta ad Emma Bonino

Cara Emma,

Sono passati ormai tre mesi dalle elezioni, tre lunghi mesi nei quali +Europa è rimasta ferma, mentre la politica italiana, europea ed internazionale esplodeva proprio sul tema e sul futuro dell’Europa.

C’è voluto un mese perché i membri dell’Assemblea, titolari e responsabili di +Europa nella sua forma attuale, decidessero di istituire il cosiddetto Comitato dei “saggi”, incaricato di varare il nuovo Statuto “conformato a princìpi democratici nella vita interna e ad adesione diretta”.

Dopo un mese di lavoro, il Comitato ha prodotto una bozza di statuto. Ma, come lo dimostra il susseguire degli eventi da quel momento, questo testo non è mai stato davvero in gioco. La prima e preliminare resistenza registrata è stata decisamente fondamentale e non riguardava lo svolgimento, ma il tema stesso del lavoro del Comitato Statuto. Radicali Italiani si è infatti opposto alla possibilità che +Europa potesse essere un soggetto ad “adesione diretta”. Doveva rimanere una organizzazione senza iscritti, un cartello di organizzazione politiche, così come, è stato detto, alle elezioni era stata una “lista di scopo” (definizione per me decisamente riduttiva e sbagliata). A questo si aggiungevano una serie di riserve sul criterio di ponderazione della rappresentatività dei soggetti federati. Radicali Italiani, avendo un costo dell’iscrizione più alto, avrebbe dovuto avere un potere statutario maggiore di quello di altri soggetti federati. Il segretario di RI ha dunque liquidato il lavoro svolto, definendolo unilateralmente “superato”.

Questa prima proposta, certamente criticabile, aveva però il merito oggettivo di prevedere un’architettura coerente con le indicazioni previste nello Statuto provvisorio di +Europa: rispetto dei principi democratici; organizzazione federale e adesione di soggetti federati; adesione diretta dei cittadini e dimensione potenzialmente pan-europea. Si tratta di indicazioni, è bene ricordarlo, che sono state elaborate o accolte da tutti i soggetti promotori – Radicali Italiani, Forza Europa e Centro Democratico – al momento della costituzione di +Europa.

Di fronte al diktat di Radicali Italiani, Gianfranco Spadaccia, presidente dell’Assemblea di +Europa, ha poi proposto una versione transitoria e minimale (ma non minimalista) di Statuto, con l’obiettivo di preservare l’essenziale delle indicazioni originali, con l’aggiunta di una road map fino al congresso di fondazione di +Europa.

Non veniva indicato uno statuto a regime, ma si spiegava con quali passaggi ci si sarebbe dovuti arrivare. Anche nella proposta di Spadaccia veniva rispettato il criterio della piena e immediata operatività politica di +Europa, che invece risulta silente dal 5 di marzo, l’immediata apertura alle iscrizioni dirette, una governance provvisoria che facesse uscire tutto dalla palude dell’unanimità e un Congresso entro pochi mesi per l’avvio della normalità statutaria.

Mentre Forza Europa e Centro Democratico hanno immediatamente accettato la proposta di Spadaccia, Riccardo Magi, Silvja Manzi e Antonella Soldo – segretario, tesoriera e presidente di Radicali Italiani – hanno controproposto un’ipotesi che rinviava la costituzione politica di +Europa di oltre 15 mesi e non rispettava, in questo “eterno” periodo transitorio, né il principio dell’organizzazione federale né quello di una vera partecipazione politica degli iscritti. Nella sostanza la proposta Magi-Manzi-Soldo chiedeva che il congresso di costituzione di + Europa venisse rinviato al settembre-ottobre 2019 e fosse condizionato al raggiungimento, entro il maggio 2019, di almeno 6000 iscritti in un certo numero (non determinato) di paesi europei.

Nel frattempo la governance interna sarebbe rimasta in mano all’Assemblea dei fondatori, in base al principio dell’unanimità, con due coordinatori incaricati unicamente di raccogliere le iscrizioni. Ma quale organizzazione può funzionare a lungo col principio dell’unanimità senza finire paralizzata? Nessuna.

Mentre tu continuavi a chiedere, privatamente e pubblicamente, onorevoli compromessi, era chiaro che contrariamente alla proposta di Spadaccia la proposta di Radicali Italiani si poneva oltre il perimetro dentro il quale il compromesso si sarebbe potuto trovare.

In casa radicale, si continuava intanto a nutrire la leggenda del significato unicamente radicale del voto alla lista +Europa. Fino a teorizzare, come ha fatto “scientificamente” Roberto Cicciomessere, analizzando i dati delle urne, che il voto di +Europa era semplicemente un voto radicale travestito, di elettori che avrebbero votato radicale in ogni caso. Nel contempo – due mesi fa – lo stesso Cicciomessere (e cito apposta la persona più seria e preparata, in queste analisi) derideva chi nell’ascesa dei Cinque Stelle e della Lega di Salvini vedeva l’avvento di un fenomeno nazional-eversivo e non semplicemente l’espressione di un malessere economico-sociale. Prendo atto che, alcune settimane dopo, anche Cicciomessere abbia riconosciuto nel fenomeno populista non semplicemente il sintomo di un malessere sociale diffuso, ma il nucleo di un attacco ideologico alla democrazia rappresentativa e ai principi di libertà politica.

Sempre in casa radicale, sono emerse altre proposte non centrate sulla irrilevanza di +Europa, ma sulla necessità di evitare, anziché affrontare la questione della sua piena costituzione politica. In un primo tempo, come ha fatto Marco Cappato (anche in sede di Comitato per lo Statuto) chiedendo che +Europa, come espressione dei tre soggetti fondatori, venisse separata da un possibile movimento europeista ad adesione diretta da fare partire in parallelo e poi da ricongiungere, qualora se ne fosse data la possibilità. In un secondo tempo, sempre da parte di Cappato, chiedendo a te il sacrificio di assumere il coordinamento transitorio (diciamo “di tregua”) di +Europa, in attesa di un chiarimento tra i soggetti fondatori. Offerta che hai comprensibilmente rifiutato. Intanto Cappato proponeva di assumere svariate iniziative europeiste, senza decidere, e forse anziché decidere cosa fare di +Europa.

Nel frattempo, abbiamo attraversato settimane in cui a seconda dei giorni sembrava che si potesse andare al voto anticipato nel giro di qualche settimana o mese, mentre spiccava la totale assenza di +Europa sia sul fronte italiano che europeo.

Cara Emma,

Sia chiaro: per me che Radicali Italiani decida di non partecipare alla costituzione (già drammaticamente tardiva) di +Europa come soggetto politico è perfettamente legittimo. Non sarebbe invece legittimo, anzi sarebbe molto scorretto, che Radicali Italiani impedisse di muoversi a chi ha creduto da molto prima delle elezioni e continua a credere a questo progetto, ai moltissimi militanti che, grazie alle elezioni, si sono riconosciuti in esso e ai 900.000 elettori che hanno votato +Europa. Radicali Italiani può pensare (sbagliando) che +Europa non sia niente di più e anzi qualcosa di meno che un soggetto radicale. Non può pensare che questa convinzione privi gli altri “soci”, inclusi i molti potenziali iscritti diretti, del diritto di provare a far vivere +Europa come soggetto autonomo.

So bene che non hai, non hai voluto e non avrai responsabilità statutarie dirette in +Europa o in Radicali Italiani. Però penso che dovresti intervenire con tutta la tua forza perché, insieme a quella che sta esercitando Gianfranco Spadaccia, uno dei pochi padri nobili della storia radicale, questa ostilità non porti alla prematura e imprudente liquidazione di +Europa.

I Radicali Italiani ci possono ancora pensare. Come sai ho chiesto alcuni giorni fa che la proposta di Gianfranco Spadaccia sia anche declinata con una clausola di “opting-in” che lasci a Radicali Italiani la possibilità di rientrare tra qualche mese, prima del congresso costituente, con piena parità di diritti con gli altri soggetti fondatori.

Credo purtroppo di avere sottovalutato alcuni aspetti importanti e quindi di aver sbagliato. Oggi credo che questa non sia più un’opzione fra altre opzioni. Penso che sia l’unica rimasta. Per tre ragioni. In primo luogo perché penso che la politica del “pesce in faccia” che è stata, di fatto, la politica dei vertici di Radicali Italiani nei confronti degli altri due soggetti fondatori (e, in una certa misura, nei confronti dei potenziali iscritti diretti a +Europa), abbia aperto ferite che avranno bisogno di tempo per essere curate. In secondo luogo perché rimango convinto che la piena partecipazione di Radicali Italiani a +Europa costituisce l’unica vera alternativa alla linea politica seria quanto pericolosa del flirt o dell’appeasement con la Casaleggio srl e con la demagogia fintamente anti-partitocratica del movimento grillino, sostenuta da Mario Staderini e, in una certa misura, da Marco Perduca e Marco Cappato. E penso che per decidere su una questione di questa gravità serve tempo e serve un congresso. In terzo luogo perché non sarebbe serio non consentire a chi vuole provare di lanciare da subito il progetto +Europa, di poterlo fare.

Nel 1975, qualche giorno prima di essere assassinato, Pier Paolo Pasolini ci ammoniva di rimanere sempre irriconoscibili. Credo che oggi +Europa possa costituire il luogo dell’irriconoscibilità. Allo stesso modo credo che +Europa possa diventare anche un luogo, non certo il luogo, dove è possibile immaginare di tornare a fare politica insieme con “antichi” compagni radicali del Partito transnazionale.

Un abbraccio

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