Radicali Italiani: proposta di mozione Strik Lievers e altri

XVIII CONGRESSO DI RADICALI ITALIANI: PROPOSTA DI MOZIONE GENERALE

Torino, 1-3 novembre 2019. Quanto segue è il testo della proposta di mozione generale a prime firme Lorenzo Strik Lievers, Gianfranco Spadaccia, Carmelo Palma, Simona Viola, Marco Taradash, Valerio Federico, Alessandro Massari, Olivier Dupuis e altri 40 altri firmatari. La mozione ha raccolto 81 voti contro i 101 della proposta di mozione Iervolino-Crivellini.

2001-2019. Diciotto anni dopo, un’altra Italia e un altro mondo

A distanza di diciotto anni dalla costituzione di Radicali italiani sono profondamente mutate le condizioni politiche interne e esterne in cui questo soggetto della galassia radicale si trova ad operare.

Sul fronte interno, quanti lo stesso Pannella aveva designato come titolari del patrimonio, a partire da Radio Radicale, hanno sistematicamente lavorato per esclude i radicali “sbagliati”, prima tra i quali Emma Bonino, dalla sua eredità materiale. Anche le controversie economiche, che pesano così pesantemente in termini di bilancio, sono una conseguenza di questa guerra apertamente dichiarata all’esperienza autonoma di Radicali italiani che ha sfidato la concezione proprietaria della gestione del dopo Pannella.

Sul fronte esterno, si è passati da un quadro contrassegnato da un bipolarismo inefficiente a uno dominato da un populismo trasversale, che nelle sue due varianti: antipolitica, il M5S, e nazionalista, la Lega, rappresenta due manifestazioni diverse della stessa malattia, due espressioni dello stesso disprezzo per i principi dello stato di diritto, del rispetto delle libertà individuali e dei limiti costituzionali all’esercizio del potere politico.

Non esiste un populismo “buono” o “migliore”

La composizione e scomposizione dell’alleanza tra M5S e Lega nel passaggio dal primo al secondo governo Conte non ha comportato alcun effettivo cambiamento nelle scelte dell’esecutivo. A dimostrarlo bastano pochi dossier che incrociano direttamente la storia e l’iniziativa radicale: i decreti sicurezza, gli “accordi” con la Libia per il controllo dell’immigrazione e la questione di Radio Radicale.

Anche con il governo Conte II il M5S ha proseguito la stessa politica e l’ha imposta a un esecutivo che avrebbe dovuto rappresentare, in teoria, un’alternativa a quello precedente. I decreti sicurezza non sono stati messi in discussione, né “disapplicati” nei fatti visto che i poteri arbitrari e abnormi che assegnano al ministro dell’interno continuano a essere esercitati. L’accordo con la Libia sarà prorogato e negoziato con interlocutori che sono rappresentativi, più che di istituzioni legali, di vere organizzazioni criminali. Su Radio Radicale, il M5S si è opposto al rinnovo della convenzione (per cui fortunatamente esistono ancora ampi numeri favorevoli in Parlamento) attaccando quella ha definitivo indecentemente una “mangiatoia”.

L’unità ideologica populista sopravvive alla divisione e agli scontri di potere tra le fazioni “diversamente populiste”. Non esiste un populismo buono e uno cattivo, uno migliore e uno peggiore, uno più avverso e uno più compatibile con i principi dello stato di diritto e della democrazia liberale.

Nazionalismo politico e nazionalismo economico

Anche la situazione politica internazionale ha seguito un’analoga parabola (che pure nel caso italiano presenta caratteristiche di specifica radicalità e gravità) con il progressivo prevalere negli equilibri globali di istanze nazionaliste e sovraniste.

Se nel primo congresso di Radicali italiani, nel novembre del 2002 si pensava di reagire alla sfida islamista post 11 settembre e a quella di un nuovo ordine post Guerra Fredda promuovendo lo strumento della “Organizzazione mondiale della e delle democrazie”, a distanza di diciotto anni occorre prendere atto che le relazioni globali tornano a essere improntate a un mero principio di potenza e a una totale indifferenza alle questioni di diritto e di legalità internazionale.

Il corollario economico di questa nuova dottrina nazionalista è stata la messa in discussione di un quadro di relazioni economiche fondate su regole e istituzioni multilaterali, sulla progressiva integrazione dei mercati e sulla liberalizzazione degli scambi. Questa crisi ha investito anche l’Unione europea, che proprio attraverso il mercato comune aveva realizzato il primo embrione di una vera cittadinanza europea.  Nazionalismo politico e economico, sovranismo e protezionismo, disegnano la nuova geografia interna di quello che politicamente conoscevamo come “campo occidentale”. Si tratta di un rivolgimento o per meglio dire di una regressione epocale, neppure prevedibile fino a pochissimi anni fa, esemplarmente rappresentata dalla Brexit del Regno Unito e dall’elezione di Donald Trump alla Presidenza degli stati Uniti.

Il caso Italia, lo stato di “non diritto” e la giustizia ingiusta

Il lavoro più significativo compiuto nell’ultimo anno da Radicali italiani è stata la redazione del “Dossier stato di diritto” che ha documentato le sistematiche violazioni dei diritti e delle libertà sul piano istituzionale, politico, economico e giudiziario. Quello che nella tradizione radicale è stata chiamato “caso Italia” o “peste italiana” è l’unico paradossale elemento di continuità tra le diverse fasi del regime politico italiano nella stagione repubblicana.

In questa continuità ha subito però esso stesso profonde trasformazioni. Se nel regime partitocratico lo stato di diritto era un limite formalmente riconosciuto e materialmente violato per esigenze di potere, nel regime populista lo stato di diritto è considerato in sé un ostacolo alla piena espressione della sovranità e all’azione di governo. Lo stato di diritto viene quindi concettualmente soppiantato da un’idea del rapporto tra Stato e cittadini privo di qualunque limite costituzionale e considerato come mero “prodotto” dell’espressione della volontà popolare. Questa (sotto)cultura trova la sua massima espressione nelle politiche sulla giustizia e in particolare su quella penale.

Cattiva politica, cattiva giustizia, cattiva informazione: il caso Markiv

Nel luglio scorso la corte di assise di Pavia ha condannato in primo grado il cittadino italo ucraino Vitaly Markiv a 24 anni di carcere per l’omicidio di Andrea Rocchelli e Andrei Mironov, dopo un processo  che il suo avvocato, Raffaele Della Valle, storico difensore di Enzo Tortora, ha descritto dentro e fuori dalle aule giudiziarie come un compendio inquietante di mala giustizia, in cui teoremi accusatori, negligenza nella valutazione delle prove e pregiudizi ideologici hanno portato a un indagine e a un dibattimento semplicemente grotteschi nel loro svolgimento e nel loro esito. Il caso Markiv, che si staglia nello scenario della tragedia ucraina, ormai rimossa dalla coscienza europea, rappresenta emblematicamente il legame tra cattiva politica, cattiva giustizia e cattiva informazione. Le influenze ideologiche del Cremlino hanno a tal punto pervaso il racconto della tragedia ucraina che i giudici, nella motivazione della sentenza, hanno fatto risalire le tensioni e gli scontri bellici, nel cui contesto sono morti Rocchelli e Mironov, alla “dichiarazione di indipendenza dell’Ucraina” (che risale al 1991!), e non al separatismo militare delle milizie russe e filorusse nel Donbass.

Il caso Markiv, in tutte le sue implicazioni, anche geopolitiche, racchiude in sé tutte le caratteristiche più inquietanti della deriva anti-stato di diritto della giustizia e della informazione italiana e costituisce di per sé un campo privilegiato di iniziativa e di denuncia per un soggetto come Radicali italiani.

Il patriottismo europeo e la sovranità condivisa

A partire dalla fine del 2017 Radicali italiani ha promosso la costituzione prima della lista e poi del partito di +Europa. È stata una scelta controversa, che alcuni, a partire da Emma Bonino, hanno fortemente sostenuto e voluto e altri avversato e poi subito. Al di là dei giudizi sugli esiti dell’operazione, che comunque ha consentito ai radicali, dopo dieci anni, il ritorno nelle istituzioni nazionali e regionali con un autonoma rappresentanza parlamentare, oggi Radicali italiani e +Europa condividono in primo luogo un’analisi politica, cioè individuano la difesa e il rilancio del processo di integrazione europea quale battaglia fondamentale per la difesa dei valori della libertà civile, politica ed economica come fondamento delle istituzioni democratiche. L’Ue rimane, malgrado la sua evidente crisi di legittimità, un solido e riuscito esperimento di cooperazione politica e di integrazione economica e costituisce, anche dal punto di vista culturale, la sola alternativa di successo che è possibile contrapporre a modelli di sviluppo politico-economico autoritari e sovranisti. In tempi di nazionalismo, l’Europa continua a rappresentare lo scandalo e il miracolo di una patria politica non nazionale e un modello di sovranità efficiente, perché condivisa.

Lo stesso allargamento dell’Ue, con le richieste di adesione ancora pendenti da parte di alcuni paesi – Albania, Macedonia del Nord e Ucraina – è un segno della vitalità e dell’attrattività politica della costruzione europea e le battute d’arresto – in precedenza con l’Ucraina, più recentemente con Albania e Macedonia del Nord – non garantiscono affatto la stabilità, ma una anacronistica esclusività, degli equilibri dell’Unione.

La difesa dell’Ue e la difesa europea

Per tutti gli anni della guerra fredda l’Europa ha vissuto in una condizione di manifesta dipendenza militare e minorità politica. Fuori dal perimetro dei propri confini, via via allargatisi dopo il crollo del Muro, la Comunità europea e poi l’Ue non rappresentavano un interlocutore strategico. Oggi la questione della difesa europea e della capacità di intervento militare rappresenta invece una questione fondamentale per la sicurezza del continente e dei suoi interessi. Su di essa si misura inoltre in maniera precisa la sterilità di un approccio sovranista, che impedendo un’integrazione degli strumenti e delle industrie militari, non salvaguarda nessun vero interesse nazionale, ma garantisce alcune rendite di posizione economiche e burocratiche. La questione della costruzione di un esercito europeo comune è inoltre fondamentale per la difesa della costruzione europea, in quanto consentirebbe il passaggio a una politica estera comune non esclusivamente velleitaria o declamatoria (come oggi rispetto alla Siria).

Immigrazione, emigrazione e questione demografica

La principale emergenza economica e civile italiana – comune a molti altri paesi europei – è rappresentata dal deterioramento della struttura della popolazione e da un saldo demografico (differenza tra nati vivi e morti) negativo. Questa dinamica è ulteriormente aggravata da un saldo migratorio negativo della popolazione italiana. L’unico credibile meccanismo di compensazione di queste dinamiche è quello legato all’immigrazione, che però paradossalmente costituisce, nella retorica prevalente, non la principale necessità, ma il più grande problema del nostro sistema economico-sociale. Su questo punto Radicali italiani, prima con la campagna di Ero Straniero, poi con quella di Welcoming Europe, non ha mancato nel passato recente di dichiarare la necessità di una svolta sulle politiche migratorie e dovrà, per quanto possibile, continuare a farlo per il futuro, nella consapevolezza che il tema rappresenta un vero “scandalo”, che dunque è opportuno fare esplodere in tutte le sue implicazioni. Il negazionismo della questione demografica e il ribaltamento nel suo opposto – “siamo troppi!”, “attenti all’invasione!” – costituisce il principale indicatore dell’alienazione della discussione pubblica.

Il rilancio o lo scioglimento di Radicali italiani

Queste premesse contengono implicitamente un’agenda di iniziative, che però comportano capacità di mobilitazione e risorse, di cui oggi Radicali italiani manifestamente non dispone e non sembra al momento in grado di dotarsi.

Il primo impegno a cui Radicali italiani deve fare fronte è dunque quello di verificare la propria consistenza politico-organizzativa in vista dei fini che intende prefiggersi e, più in generale, rispetto alla propria funzione di soggetto di iniziativa politica. Tutto questo non implica semplicemente la fissazione di un obiettivo minimo di iscritti, ma anche una valutazione dell’adeguatezza della struttura alla natura delle finalità politiche.

Questo lavoro non può essere condotto e neppure avviato senza un coinvolgimento reale della gran parte degli iscritti e dei militanti di Radicali italiani, né si può predeterminare il criterio in base al quale si possa considerare soddisfatto un requisito di efficacia del soggetto politico. Nella storia radicale è successo spesso di condizionare al raggiungimento di un certo numero di iscritti la vita del partito. In questo caso, anche questo requisito, se pure necessario, non può considerarsi sufficiente, perché la sopravvivenza organizzativa di Radicali italiani e il suo equilibrio di bilancio di per sé non comporta l’acquisizione di una forza politica sufficiente a giustificare l’esistenza di un soggetto che ambisca, orgogliosamente, a considerarsi e a essere considerato “partito”.

*  *  *

Tutto ciò premesso, il Congresso di Radicali italiani decide

  • per il prossimo anno di attività (nov. 2019/nov. 2020) di avviare una fase di mobilitazione e gestione straordinaria, al fine di verificare se, in che termini, con quali risorse e con quale profilo politico-organizzativo, sia possibile proseguire l’attività del soggetto radicale “liberale, liberista e libertario” in Italia
  • Il Congresso ritiene indispensabile un oggettivo salto di qualità nella raccolta di finanziamenti perché RI abbia gli strumenti minimi necessari per potere svolgere la propria attività di soggetto politico a tutto campo. Questa costituisce la priorità assoluta della azione e dell’iniziativa politica per il 2020. A questo fine il primo obiettivo è il superamento dei 1500 iscritti entro il giugno del 2020.
  • Questa fase straordinaria, finalizzata a verificare la possibilità della prosecuzione della vita del soggetto politico, non implica la sospensione delle attività di RI, ma al contrario il perseguimento di specifiche iniziative, accanto a quelle già avviate negli anni scorsi e ancora in corso.

A questo fine il Congresso di Radicali italiani dà mandato agli organi statutari di:

  • promuovere una campagna di informazione e denuncia sul caso di Vitaly Markiv, perché sia riconosciuta la sua innocenza e ristabilita la verità su di un caso che lo vede, a tutti gli effetti, sul lato delle vittime e non dei carnefici.
  • ad avviare tutte le iniziative politiche e giurisdizionali opportune per la cancellazione del blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio, approvato dalla maggioranza giallorossa e confermato dalla maggioranza gialloverde, che entrerà in vigore il prossimo 1° gennaio 2020. Questa misura, che viola il diritto costituzionale alla ragionevole durata dei processi, stabilita dall’articolo 111 della Costituzione, rendendo di fatto eterna la pretesa punitiva dello Stato, comporterà inevitabilmente l’allungamento della durata dei processi;
  • di promuovere attraverso lo strumento della petizione al Parlamento europeo, congiuntamente a +Europa, che ha adottato un’analoga delibera nel proprio Congresso, i seguenti obiettivi:
  1. l’avvio del processo di adesione dell’Ucraina, Albania e Macedonia del Nord all’Unione europea;
  2. l’avvio, attraverso lo strumento della cooperazione rafforzata, di un progetto di esercito europeo comune e comunitario, che affiancato agli eserciti nazionali e ai contingenti Nato, sia in grado di affrontare le emergenze più significative per gli equilibri e gli interessi strategici e per la sicurezza dell’Unione;
  • di sostenere l’opposizione democratica e l’alternativa europeista al governo giallorosso di Giuseppe Conte e della sua compagine parlamentare sui temi economici e di bilancio, della giustizia e dei diritti e libertà individuali, della sicurezza e dell’immigrazione.
  • di promuovere in sede politica e istituzionale la discussione sulla proposta di legge di iniziativa popolare, «Misure di contrasto alla povertà e di riforma delle prestazioni sociali » e su quella di iniziativa parlamentare « Istituzione del voucher universale per i servizi alla persona e alla famiglia » elaborate per Radicali italiani da Roberto Cicciomessere, che descrivono i lineamenti di un sistema di welfare alternativo a quello costoso, assistenziale e parassitario rappresentato emblematicamente dai provvedimenti sul reddito di cittadinanza e su «quota 100» dei governi gialloverde e giallorosso, Conte I e Conte II.
  • di promuovere una riforma degli strumenti di partecipazione democratica a tutti i livelli istituzionali, compreso il sistema di raccolta firme per la presentazione alle elezioni, in base alla proposta di legge “+Democrazia” che introduce, inoltre, l’obbligo di misurazione della qualità di tutti i servizi erogati dalla PA, ponendo anche la valutazione delle politiche pubbliche come condizione per l’esercizio del controllo democratico sull’attività di governo.
  • di promuovere iniziative per garantire il rispetto delle norme sull’informazione e la comunicazione politica e del principio della piena parità di accesso e di trattamento per i soggetti politici, superando il criterio adottato di fatto, ma abusivamente, della proporzionalizzazione degli spazi ai risultati elettorali;
  • di promuovere la riforma dell’attuale sistema di finanziamento ai partiti – il cosiddetto «2 per mille» e le detrazioni fiscali per le erogazioni liberali -allargandone l’accesso anche a organizzazioni politiche non rappresentate nelle istituzioni parlamentari e non concorrenti nelle competizioni elettorali;
  • di promuovere politiche di liberalizzazione, razionalizzazione e di messa a gara di servizi a rilevanza pubblica, come strategia di governo e di efficienza, sull’esempio di quanto proposto nella campagna e nel referendum “Mobilitiamo Roma”.
  • di proseguire tutte le iniziative avviate in precedenza e ancora in corso, a partire da quella antiproibizionista sulle droghe e per la legalizzazione dell’eutanasia.

Il Congresso di Radicali italiani, infine

  • ringrazia Emma Bonino per l’ingente contributo finanziario offerto nel 2019 (6000 euro al mese, pari a circa un quinto del totale delle entrate di Radicali italiani) ed invita gli altri eletti radicali nelle istituzioni nazionali e regionali, che sinora non hanno versato contributi mensili regolari, di assicurare un analogo contributo per il prossimo anno;
  • dà mandato agli organi statutari di RI di promuovere iniziative congiunte e di approfondire forme di coordinamento politico con +Europa.

 

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