Covid19. Uscire da un’ideologia politico-sanitaria inefficace e liberticida

Care amiche, cari amici della Direzione di +Europa,

vi scrivo prendendo spunto dalle sollecitazioni di Gianfranco nelle ultime due sedute della Direzione, che ha invitato tutti a parlare “di politica” e a guardare agli scenari esterni come guida del nostro dibattito. Dunque vi invio queste considerazioni su un punto “politico” che, secondo me, viene prima di tutti gli altri e che non riguarda, se non indirettamente, le nostre vicende interne, ma il modo di intendere il ruolo di una forza politica liberale nel nuovo contesto politico mondiale segnato dalla pandemia.

Come ho già avuto modo di accennare in precedenti occasioni, sono molto incazzato, affranto e quasi terrorizzato dalla piega che ha preso sin dall’inizio, e che si impone con sempre più forza, la gestione sanitaria della pandemia Covid in alcuni paesi europei, anche se con aspetti in parte diversi, e in particolare in Italia, Francia e Belgio.

Facendo politica, credo che ci dobbiamo mettere nelle stesse condizioni dei politici che sono chiamati a prendere decisioni sulla base dei pareri che ricevono dai cosiddetti “esperti”. Ovvero non ci possiamo sottrarre all’assunzione di responsabilità, perché non siamo “esperti”.

E non possiamo pensare che il governo della società alle prese con la pandemia possa essere dettato, in tutte le scelte di rilevanza pubblica, compreso quello sanitario, da quelli che studiano le malattie e curano i malati. Perché se non sono le organizzazioni e le istituzioni politiche a rappresentare democraticamente interessi politici generali, alla fine si finisce per credere che possano farlo gli “esperti”, proprio perché non politici.

È diventato rapidamente molto chiaro che l’approccio scelto da molti governi all’inizio della pandemia era, in sostanza, la risultante di un misto di impreparazione, di incapacità e di condizionamenti “esterni” molto pesanti. A più di dieci mesi dall’inizio della pandemia, l’impreparazione non può ovviamente più essere invocata. Rimangono l’incapacità ed i condizionamenti esterni.

Assumendo tranquillamente il rischio di essere bollato come “complottista”, ricordo che è stata esclusa sin dall’inizio la metodologia normalmente prevista in caso di pandemia:

– rafforzamento delle difese immunitarie dell’insieme della popolazione (Vitamine C, D, zinco, etc.)

– gesti di distanziamento sociale (lavaggio frequente delle mani, maschere negli spazi chiusi, gesti barriera, …)

– individuazione rapida dei portatori sintomatici del virus (test);

– isolamento degli stessi;

– seguito medico in presenza (non via telefono) degli stessi;

– se del caso, cura precoce degli stessi con i medicinali esistenti (AZT + HCQ, Ivermectina, …);

– protezione delle persone più vulnerabili (case per anziani in primo luogo);

– e, elemento centrale, rafforzamento della rete dei medici di famiglia, ivi compreso la creazione di “dispensari” decentrati adibiti alle procedure di testing e al “seguito” e alla cura dei malati di Covid non gravi.

Tutto questo non è stato fatto perché i paesi non erano preparati, avendo rinunciato per anni a aggiornare e a investire nei piani pandemici, a conservare dotazioni di farmaci e dispositivi di protezione e hanno fatto finta che tutto quello che non potevano fare subito non era necessario. Vi ricorderete quando in Italia tutti – politici e scienziati – sostenevano che le mascherine non servivano a proteggersi, per chi non era malato. Semplicemente, non c’erano le mascherine. Quando sono arrivate le mascherine, gli stessi che dicevano che non servivano a niente, hanno volute imporle ovunque, anche negli spazi aperti.

In ogni caso, dall’inizio si è ragionato così: tutto quello che abbiamo (e in realtà non abbiamo, perché non ci siamo preparati) non serve a nulla. Servono nuovi farmaci e poi il vaccino. Il resto di fatto non serve e non servirà.

Segnalo invece che sono oramai più di 210 le analisi che dimostrano l’efficacia del trattamento AZT + HCQ (+zinco), decine quelle a favore del trattamento a base di Ivermectina + Doxiciclina nonché alcune indicazioni promettenti su trattamenti individuati più di recente, come per esempio quelli a base di Fluvoxamina o di Bromexina.

Oltre ad essere efficaci nel trattamento del Covid, i punti in comune di queste cure sono che si fondano tutte su un riposizionamento di molecole già conosciute e poco costose perché non protette da brevetti, e che il loro uso nella cura deve avvenire molto presto, sin dall’apparizione dei primi sintomi, per aver un’efficacia massima.

Il loro boicottaggio più o meno feroce da parte di molti paesi europei (mentre sono state e sono fortemente promosse dai governi dei paesi “poveri”) dovrebbe portarci ad iscrivere all’agenda politica alcune questioni come:

– la revisione dell’attuale durata dei brevetti, la cui brevità (20 anni) di per sé incoraggia le ditte farmaceutiche a massimizzare i profitti in un breve arco di tempo, a favorire la ricerca su prodotti scientifici “nuovi” e a ostacolare il riposizionamento di vecchie molecole (perché cadute nel dominio pubblico) per nuovi trattamenti sempre più costosi 1.

– L’istituzione, possibilmente al livello dell’Unione, di una politica di sostegno a chi fa ricerca su trattamenti fondati sul riposizionamento di vecchie molecole.

Per quanto riguarda il costo del non utilizzo del trattamento HCQ + AZT, una recente meta-analisi di 24 studi di amministrazione precoce del HCQ ha mostrato un miglioramento in 65% dei pazienti e ha calcolato che il non utilizzo di questo protocollo è costato la vita a 826.000 persone.

Un tale approccio avrebbe consentito (e consentirebbe) di limitare drasticamente l’ospedalizzazione (e quindi l’ingorgo degli ospedali), di rallentare (con i test precoci) la diffusione del virus e di diminuire fortemente la mortalità.

Invece i governi e in particolare quelli francese, italiano e belga hanno scelto di:

– non promuovere i trattamenti esistenti (l’Italia a lungo fino alla recente ordinanza 7097/2020 del Consiglio di Stato) o, addirittura, di proibirli (il Belgio fino all’estate e la Francia tuttora), distruggendo “en passant” il millenario principio della libertà terapeutica del medico;

– imporre dei lock-down che non hanno dimostrato nessuna reale incidenza sulla propagazione del virus e che hanno avuto invece conseguenze devastanti per l’economia e intaccato principi e libertà fondamentali come il diritto di morire accompagnato, il diritto di spostarsi, l’inviolabilità del proprio domicilio, la libertà di espressione…; non si tratta di un’opinione ma è il risultato di una meta analisi di 22 studi che dimostra che non c’è correlazione tra lockdown e tasso di mortalità. Del resto in un documento di ottobre 2019 l’OMS sconsigliava misure di lockdown;

– imporre delle misure di distanziamento sociale perfettamente inutili e attentatrici ai diritti fondamentali: maschera negli spazi aperti, coprifuoco, …;

Tutto questo ha portato i nostri governi a ricorrere prima ad una medicina miracolosa, il Remdesivir prodotto da Gilead (medicinale che l’Unione europea ha comprato per la modica cifra di 1 miliardo di euro mentre l’OMS lo aveva già ritenuto del tutto inefficace), per poi presentare il vaccino come la soluzione miracolosa.

Ho visto che +Europa ha lanciato qualche giorno fa una campagna “Io mi vaccino”. Una notizia che potrebbe sembrare positiva in quanto indicherebbe che +Europa assume sulla pandemia una posizione politica. Purtroppo, ritengo la posizione assunta assolutamente avventata e pericolosa. La questione del governo di questa e di possibili futuri fenomeni pandemici non può essere ricondotta a posizioni “pro-vax” versus “anti-vax”.

La questione riguarda questo vaccino o, più precisamente, questi vaccini, del resto assai diversi tra di loro. E questo per varie ragioni. In tanto perché un vaccino per una sindrome respiratoria acuta – come nel caso dell’influenza – ha bisogno di anni (non di mesi) prima di poter essere “stabilizzato”, perché la brevità degli esperimenti lascia ampio spazio a effetti collaterali negativi, alcuni dei quali già individuati, perché in ragione della propensione alla mutazione del Covid19 rischia di essere rapidamente superato, perché alcuni dei vaccini ricorrono ad una tecnologia completamente nuova (RNA), perché offre una protezione relativa e perché, a dire dagli stessi esperti che lo sostengono, non impedirà che la persona vaccinata sia contagiosa e non consentirà quindi di togliersi la mascherina né di dover sottoporsi a nuovi test.

Senza essere complottisti, bisogna evitare di cadere nella superstizione scientista per cui un vaccino è di per sé, per il fatto di essere un vaccino, risolutivo. Quelli anti-influenzali non lo sono. Riducono, ma non annullano morbilità e mortalità e non sostituiscono ma affiancano altre forme di trattamento sanitario. Contare in anticipo sul fatto che questi vaccini entro 6-9 mesi cancelleranno il Covid dalla faccia della terra è una speranza, non una deduzione scientifica.

Il che non vuole dire, evidentemente, che non si debbano censurare, come +Europa ha fatto, le inefficienze del piano vaccinale italiano e i ritardi rispetto alla somministrazione dei vaccini disponibili. Significa evitare di presentare il vaccino come un miracolo, come l’unica cosa che conta, come il passaggio che permette di passare dalle tenebre alla luce.

Peraltro la strategia e l’ideologia francese, belga e italiana hanno portato a risultati decisamente pessimi, sia in termini di diffusione del contagio, sia in termini di mortalità.

Dal punto di vista sanitario, mi sembra che vadano rivisti urgentemente anche:

– il funzionamento dei gruppi di esperti, stabilendo per esempio che chi ne fa parte è tenuto ad un totale dovere di riserva. In altri termini, se un esperto vuole diventare esperto di un governo, deve rinunciare ad andare in televisione e a rilasciare interviste.

– La nomina degli esperti deve essere ratificata, previo un’attenta verifica dell’assenza di qualsiasi conflitto di interesse (con le imprese farmaceutiche), dalla commissione parlamentare competente.

– Nei casi in cui il gruppo degli esperti non raggiunga un consenso sulle misure da proporre al governo, deve essere garantito agli esperti dissenzienti di fare un rapporto di minoranza.

– La comunicazione delle misure adottate dal governo deve essere fatta esclusivamente dai membri del governo (non dagli esperti).

– La definizione al livello dell’Unione dei vari criteri pandemici.

– L’istituzione, possibilmente al livello dell’Unione, di regole molto drastiche di controllo delle attività lobbistiche del settore farmaceutico e quindi dei possibili conflitti di interesse degli esperti, dei politici e dei medici.

Per quanto riguarda la libertà di espressione, va affrontata la questione della censura sui “social” e, in particolare, su FB 2 e Youtube. Se da quel che vedo il fenomeno è meno visibile in Italia, ha preso nel mondo “anglofono” e “francofono” dei “social” delle proporzioni enormi. Un “post” che menziona la HCQ viene oscurato da FB con la menzione “Dei media di verifica indipendenti affermano che queste informazioni potrebbero indurre delle persone a fuorviare”. Ma la repressione di FB non si ferma qui. Senza neppure essere avvisata, la persona che ha emesso il “post” viene ostracizzata (il traffico verso la sua pagina viene “contenuto”). Va tenuto presente che tra questi “media di verifica” ci sono media che oltre a godere di ampi finanziamenti pubblici sono anche finanziati da “entità” collegate al settore farmaceutico 3.

Per di più, l’atteggiamento pressoché totalmente acritico dimostratosi nell’attuale crisi dalla stragrande maggioranza dei mass media mainstream ha dimostrato (ammesso e non concesso che ne fosse bisogno) che la libertà di stampa dei mass media cofinanziati dagli stati sia ormai diventata una caricatura.

Non mi dilungo sui medici che hanno perso il lavoro, che sono stati processati dall’ordine dei medici, che hanno ricevuto minacce di morte, e questo per il solo fatto di non avere rinunciato a curare i loro pazienti, sui cittadini denunciati da vicini, sui cittadini molestati e, a volte, brutalizzati dalla polizia per non aver rispettato una regola governativa demente … In Italia, durante la prima ondata, ho letto di un anestesista napolitano che per rilassarsi dopo un turno massacrante in un reparto Covid era andato a correre all’aperto assolutamente isolato ed è stato non solo multato, ma sospeso dal lavoro.

Tralascio pure il clima di paura, di paternalismo, di infantilizzazione, di delazione … che, grazie a questa gestione autoritaria (oltre che inefficace) della pandemia, si è istaurato nelle nostre società.

Se le condizioni economiche e sociali nelle quali siano ormai ridotti in vari paesi europei impongono di ricorrere ai nuovi strumenti finanziari creati dall’Unione europea (MES, Recovery fund, …), non mi sembra che questi nuovi strumenti di “debito pubblico” debbano essere celebrati più di tanto. A mio parere, il ruolo di +Europa potrebbe essere anche, se non principalmente, quello di contribuire a creare le condizioni per limitare quanto più possibile nel futuro le necessità di dover ricorrere a questi fondi, cambiando al più presto e radicalmente strategia sanitaria.

Ci siamo ormai incamminati lungo la strada di un nuovo paternalismo sanitario e di un nuovo principio di autorità da Accademia delle Scienze dell’Unione Sovietica. L’amore per il metodo scientifico è diventato deferenza verso l’ipse dixit degli scienziati, senza considerare che la scienza procede per confutazioni e gli scienziati non sono una categoria, ma uomini diversi, con idee e convenzioni diverse, che possono essere giuste e sbagliate, ma non in ragione della loro “ufficialità”. Vi scrivo dal Paese (il Belgio) che ha il più alto tasso di mortalità del mondo per Covid (morti per 100.000 abitanti) e voi vivete per la gran parte nel Paese (l’Italia) che sta al terzo gradino del podio. Forse questa politica non funziona, no?

Saluti complottisti e tanti auguri,

Olivier

Ps. Rispetto alla questione FB, credo sia opportuno preparare in tempo una migrazione su un “social” più serio. Vi consiglio MeWe !

(Photo: https://pxhere.com/en/photo/1608796)

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Notes:

  1. la probabilità di trovare nuove molecole è, con ogni probabilità, ormai quasi esaurita.
  2. Raddoppio delle censure fatte da FB del 30% nel secondo trimestre 2020 per un totale di 7 milioni (su un totale di 22,5 milioni di censure) per i solo dissidenti alla linea “covidiana” ufficiale
  3. Per esempio il giornale Le Monde ha ricevuto “donazioni” dalla Fondazione Bill e Melinda Gates per oltre quattro milioni di dollari negli ultimi cinque anni, Fondazione Gates peraltro grande “promotrice” del vaccino in generale e del vaccino Moderna in particolare

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