Sul futuro di +Europa: lettera di un traditore ai Radicali Italiani

La lista “+Europa con Emma Bonino – Centro Democratico” è stata l’unica novità inaspettata e non marginale delle ultime elezioni. Non ha raggiunto per poco il 3%; ha conseguito un eletto nella circoscrizione europea e tre eletti nei collegi uninominali in rappresentanza della coalizione del centro-sinistra. La sua presentazione (e il suo risultato insufficiente, ma non irrilevante) ha rappresentato oggettivamente la “promessa” agli elettori della trasformazione della lista elettorale in un soggetto politico federalista europeo. Soprattutto è evidente che molte tra le persone che hanno partecipato alla campagna elettorale di +Europa e hanno sostenuto i suoi candidati non erano iscritti e militanti dei soggetti fondatori di +Europa, cioè Radicali Italiani, Forza Europa e Centro Democratico; hanno in gran parte sostenuto e votato “altro”. Visto che le camere, a quanto pare, stanno per essere nuovamente sciolte, +Europa dovrebbe già essere in marcia verso una nuova sfida elettorale. Invece è ferma dal 4 marzo 2018. E per essere presente alle prossime elezioni, se si tenessero come è probabile a settembre, dovrebbe raccogliere almeno 50.000 firme nelle prossime 8-10 settimane.

Il contesto interno e esterno

Qualche giorno fa Adriano Sofri ci ha ricordato una frase di Marco Pannella. Era il lontano 2004. “Quelle che erano sgangherate sacche di nazismo di suburra, stanno diventando componenti, marginali (per ora) ma consistenti, della maggioranza di centro-destra, di Governo, dei mass-media nazionali”.

Quattordici anni dopo, stavamo per avere un Governo in cui queste componenti, nel frattempo molto rafforzate, anzi “radicalizzate” come si dice dei fanatici islamisti, si sarebbero alleate con un MoVimento programmaticamente eversivo per sovvertire il quadro delle alleanze internazionali e delle regole costituzionali legate all’integrazione europea dell’Italia. Anche se torneranno a presentarsi al voto non formalmente alleati il M5S e la Lega rappresenterebbero insieme la più probabile coalizione di Governo della prossima legislatura. Queste settimane in cui hanno tenuto in mano il pallino della politica italiana, fino a cercare e infine trovare la rottura con il Presidente Mattarella, hanno fatto solo presagire, ma non ancora sperimentare il pericolo che rappresentano.

Sul fronte europeo, siamo allo stallo totale. Il dibattito è finito in bonaccia, ostaggio della sterile e, in questo contesto, non pertinente contrapposizione tra neo-keynesiani e partigiani del rigore. In un Paese di euro-sfascisti esagitati e euro-critici conformisti, è mancata anche nello schieramento opposto a quello populista la forza e il coraggio di pensare in positivo e in grande il rilancio del processo di integrazione europea.

Questo è il quadro “esterno”, nel quale +Europa dovrebbe agire.

Per quanto riguarda il contesto interno a +Europa, in attuazione dello Statuto provvisorio, i soggetti fondatori hanno nominato un Comitato di sette componenti – di cui faccio parte – a cui è stato affidato “il compito di redigere un nuovo Statuto da sottoporre all’Assemblea entro il 31 maggio 2018. Il nuovo Statuto dovrebbe, tra l’altro, “determinare le regole di apertura e di partecipazione democratica al progetto politico di +Europa, anche ai fini della costruzione di un soggetto politico-elettorale federalista e paneuropeo, in vista delle elezioni del Parlamento europeo del 2019”. (…) La delibera concernente il “nuovo Statuto conformato a princìpi democratici nella vita interna e ad adesione diretta è adottata dall’Assemblea all’unanimità.”

In seguito Radicali Italiani ha confermato questo scenario, statuendo nella mozione del suo Comitato Nazionale (Roma, 16-18 Marzo): “Il Comitato dà mandato al Segretario di (…) proporre una soluzione federativa per la strutturazione futura del soggetto +Europa attraverso la stesura del nuovo Statuto nei tempi e nei modi previsti dall’attuale Atto costitutivo.”

Un’equazione a quattro variabili

L’obiettivo del Comitato per lo Statuto istituito dalla Assemblea dei fondatori di +Europa (formata dai rappresentati legali di Radicali Italiani, Forza Europa e Centro Democratico e da Gianfranco Spadaccia) era dunque di conciliare, (1) nel rispetto dei principi democratici nella vita interna del nuovo soggetto politico, tre istanze raramente affrontate insieme: (2) organizzazione federale e quindi adesione di soggetti organizzati, (3) adesione diretta dei cittadini e (4) dimensione pan-europea.

La bozza proposta (che potete trovare qui) e che è stata in discussione in questa versione per oltre un mese non è sicuramente l’unica risposta possibile al quadruplo quesito posto ma, secondo l’avviso della maggioranza dei membri del Comitato, propone uno schema organizzativo che soddisfa i quattro criteri definiti dall’Assemblea dei fondatori.

Radicali Italiani ha ritenuto questa proposta di Statuto insoddisfacente, non per il mancato rispetto dei quattro criteri fissati dall’Assemblea dei fondatori ma perché costituisce, secondo Riccardo Magi, una proposta “eccessivamente articolata ed eccessivamente rigida” e quindi “va considerata superata”.

Successivamente, Gianfranco Spadaccia ha proposto una bozza di Statuto transitoria (la trovate a questo link), che consentirebbe però l’avvio delle iscrizioni e dell’attività di +Europa, superando il regime unanimistico (quindi l’automatica paralisi delle attività di +Europa) e individuando due organi provvisori fino al congresso da prevedere entro la fine dell’anno: un coordinatore (con due vice) e un Consiglio Direttivo composto da 15 persone (5 per ciascun soggetto fondatore).

Anche questa proposta, accettata da Forza Europa e da Centro Democratico, è stata bocciata da Radicali Italiani, che propone di continuare a procedere – cioè a stare fermi – con il vecchio statuto unanimistico, che è la ragione per cui risulta ovviamente impossibile deliberare qualunque iniziativa e prendere qualunque decisione. Così +Europa certo non “toglie spazio” a Radicali Italiani, ma priva sia i suoi soggetti fondatori sia moltissimi elettori di uno strumento che il 4 marzo 900.000 italiani non hanno giudicato così disprezzabile, visto che l’hanno votato.

La situazione è abbastanza paradossale, perché gli statuti bocciati da RI sono stati proposti l’uno da Gianfranco Spadaccia e l’altro, in parte, da me, non proprio due nemici della storia radicale.

La mia lettura è che questa frattura rispetto al “che fare” di +Europa – che è una frattura tra i soggetti fondatori, ma anche una frattura all’interno di uno di questi, cioè Radicali Italiani – sia tutta politica, anzi doppiamente politica. È una frattura nella lettura del contesto politico, italiano in particolare, ed è una frattura sul mezzo da concepire per poter contrastare le forze nazionaliste ed eversive che hanno preso il sopravvento.

Intanto la politica ha camminato molto più velocemente di +Europa. Siamo probabilmente alla vigilia di un nuovo voto e + Europa è ancora ferma alla logica e alle regole in cui si trovava prima del voto del 4 marzo.

Il tempo passa e non va sprecato

Molti dirigenti di RI, a proposito dello strumento politico e della cosiddetta forma-partito, immaginano che sia il soggetto radicale, quale forza corsara, quella più idonea per contrastare (come durante la Prima Repubblica con la partitocrazia) il regime nazional-eversivo che si sta affermando. In ogni caso, come risulta chiaro dalle discussioni in sedi formali e informali (la Direzione, il Comitato nazionale, i seminari convocati ad hoc) la stragrande maggioranza del gruppo dirigente di Radicali Italiani non condivide la necessità di creare un grande “serbatoio”, una vera e propria nuova grande forza politica, concepita per aggregare sia forze organizzate che energie individuali in quantità e qualità tali da poter affrontare e, possibilmente, contrastare il pericolo nazionalista ed eversivo.

Io, da radicale, non penso che il soggetto radicale italiano sia da solo adeguato ad affrontare, in modo autonomo e autosufficiente, questa sfida, pur continuando a ritenere (come nella campagna elettorale) che debba impegnarsi ad animarla in un ruolo da protagonista. Non penso inoltre che +Europa sia stata, o sia stata percepita dagli elettori solo come una “lista radicale” e non penso che il suo potenziale di crescita sarebbe favorito dalla sua identificazione con RI. Per altro verso, e più radicalmente, non penso che nessuno dei soggetti attualmente all’opposizione del fronte nazionalista, a partire dal PD, sia oggi adeguato o sufficiente per questo compito.

In ogni caso, non credo che una doppia frattura così netta – tra i soggetti fondatori e dentro Radicali Italiani – possa essere rinsaldata in pochi giorni o in poche settimane. Ma d’altra parte, in ragione dell’analisi del contesto non credo che si possa perdere tempo. Allo stesso modo non ho mai creduto che si possa “vendere” ai potenziali iscritti diretti un surrogato di iscrizione, che rimanda ad una governance, che degli iscritti, dei militanti diretti, dei sostenitori interessati a partecipare e a contare non sa evidentemente cosa farsene, privilegiando il reciproco potere di veto dei soggetti fondatori.

La mia proposta

Mi permetto dunque di fare una proposta ai compagni radicali. La faccio consapevole che, anche per le note vicissitudini in casa radicale e la divisione oggi incomponibile di RI con il Partito Radicale transnazionale, questa stessa possa sembrare un abbandono o addirittura un “tradimento” della casa radicale e la rinuncia a fare dell’organizzazione radicale la prima e comunque superiore ragione di impegno politico. Non è così, ma se così appare non fa niente.

Sic rebus stantibus, Radicali Italiani non è pronto o disposto a lanciarsi hic et nunc nel progetto di trasformazione di +Europa in un vero soggetto politico. Lo Statuto di Radicali Italiani indica nel Congresso il luogo deputato per una scelta politica di questa importanza e comunque le divergenze dentro RI rendono utile questo passaggio.

Pur rispettabilissimo, il tempo di riflessione di cui ritiene avere bisogno Radicali Italiani non fa venire meno le ragioni degli altri soggetti fondatori che ritengono indispensabile varare il progetto di fondazione di +Europa da subito.

Di conseguenza, mi permetto di invitare i componenti della Assemblea di +Europa a deliberare di lasciare liberi i soggetti fondatori che lo desiderano di lanciare da subito il progetto di fondazione di +Europa. Li invito altresì a deliberare, qualora Radicali Italiani si convincesse, potrà fino al 15 novembre tornare sulla sua attuale (non)decisione e decidere di partecipare a pieno titolo al congresso di fondazione di +Europa. E, in fine, li invito a deliberare che, in caso di decisione di non partecipazione a +Europa da qui al 15 novembre, siano garantiti comunque a RI un terzo dei candidati e delle candidature ragionevolmente eleggibili per le prossime elezioni politiche.

Non posso chiudere questa lettera senza ringraziare i “colleghi” del Comitato Statuto, i numerosi radicali “in giro per l’Italia” che hanno criticato costruttivamente il lavoro svolto. A chi auspicava che il congresso futuro di +Europa sia un congresso aperto a tutti gli iscritti e non solo ai loro delegati (cosa che mi piacerebbe tanto), dico che purtroppo non mi sembra praticabile per la dimensione che +Europa dovrebbe idealmente raggiungere. A Simona Viola che, in un bellissimo intervento, paventava che, così come delineata nella bozza di Statuto, il ruolo dei soggetti federati apra la porta all’istituzionalizzazione delle correnti, non posso che rispondere che questo è evidentemente un rischio. Ma questo rischio esiste comunque, perfino in casa radicale, dove è stato a lungo contenuto grazie soprattutto alla figura carismatica di Marco Pannella. Però penso e, anche spero, che la con-presenza di soggetti federati e di molti iscritti diretti consenta di circoscrivere e, se possibile, di annullare questo rischio.

Infine vorrei dire che a me piace questo matrimonio “de la carpe et du lapin” (letteralmente della carpa e del coniglio) tra il CD, FE, RI, iscritti diretti di ogni fede e provenienza e di altri possibili soggetti federati. Penso che è proprio lì, oltre che nell’analisi politica che ci ha portato a presentare le liste +Europa, la chiave, certo di difficile uso, di un possibile e molto sperabile successo.

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4 thoughts on “Sul futuro di +Europa: lettera di un traditore ai Radicali Italiani

  1. Complimenti per il buon lavoro e il contributo « silenzioso »…. Siamo sempre stati in campagna elettorale… Io spero che qualcuno reagisca presto… L’Italia merita +Europa… Io spero si superi presto lo stallo incomprensibile interno a RI

  2. Olivier,
    perchè non avete preso il modello Alde Party? Federazione aperta a partiti, associazioni e membri individuali. Si stabilisce che tutti i federati non partecipino singolarmente ad elezioni dove la federazione decide di partecipare (Europee, Politiche, Regionali, e grandi città, se vi partecipa).
    Statuto snello, dove in consiglio federale ognuno pesa con media tra iscritti + donatori non iscritti, e totale dei fondi raccolti.

  3. Grazie Olivier per questa riflessione. Spero che sarà possibile raccogliere la tua proposta e andare avanti. Non desidererei altro

  4. Caro Olivie non sei un » traditore »!
    Ad una prima attenta lettura, la mia intuizione ( che, dicono, sia la mia dote migliore) mi dice che Olivier Dupuis ha ragione! È urgente trasformare la Lista elettorale +EUROPA CON EMMA BONINO ( mantenere il nome di Emma è essenziale) in Soggetto Politico.
    Dunque è urgente « aggregare sia forze organizzate sia energie individuali » senza veti interni ed esterni verso una dimensione veramente PANEUROPEA ( che dice Cappato il nostro Paneuropeo?)
    Basta con le « fratture » che indeboliscono, immobilizzano e deprimono spegnendo gli entusiasmi
    « Forza e Coraggio di pensare in positivo e in grande il RILANCIO DEL PROCESSO DI INTEGRAZIONE EUROPEA  » verso gli STATI UNITI D’EUROPA !
    Mariolina Nobili

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